Nonostante l'uomo sia definito come un animale dotato di pensiero, ha mantenuto nella sua indole più profonda una forma di preistorica appartenenza: appartenenza ad un clan, appartenenza ai costumi e appartenenza al territorio.
I dialetti, le cadenze e modi di dire, ci aiutano a distinguere questi clan.
Le abitudini, i racconti e la storia ci aiutano a capirne costumi e valori.
E poi c'è il territorio...
Un tempo si sceglieva quello più adatto all'attitudine del clan: l'allevamento, la caccia, l'agricoltura...
Oggi, la maggior parte di noi, nasce in un determinato territorio e si adatta. Abbiamo inventato un numero infinitamente grande di occupazioni diverse: mestieri, hobby, sport... senza parlare delle possibilità che ci ha regalato la tecnologia. Eppure, un luogo non è mai uguale ad un altro, le abitudini cambiano da territorio a territorio, un territorio che diventa vittima e carnefice di se stesso.
Ho il piacere di vivere all'Isola d'Elba da 6 anni. Un territorio, come tanti in Italia, sfruttato molto per la sua naturale bellezza. Una splendida isola turistica che ci regala paesaggi bellissimi: dalla cima del monte Capanne fino alle profondità del mare che lo abbraccia.
Vediamo anche vigneti, oliveti, barche da pesca.
Una volta c'erano anche le miniere e gli allevamenti di capre. Oggi ci sono i turisti:
Quelli che amano il trekking.
Quelli che amano la bicicletta.
Quelli che amano la barca.
Quelli che amano la cucina tipica.
Quelli che amano le spiagge.
Quelli che amano le Immersioni subacquee.
Il clan ha fatto una scelta: ha sviluppato le sue abitudini e ha lavorato al meglio per ospitare migliaia di persone all'anno nel "suo territorio".
Ma sia chiaro: IL TERRITORIO RIMANE SUO!!!
Questo concetto è innegabile, per me più che legittimo, poetico...
Insomma, ognuno di noi sente suo un pezzo di questo pianeta. Alcuni individui lo dimostrano proteggendolo, coccolandolo e condividendolo. Uno dei “miei territori”, tra i primi che
ho conosciuto su quest’isola, si trova naturalmente sott'acqua.

Qui però, spariscono le aragoste da un giorno all'altro, la tana della cernia che vedevo fino a tre anni fa è rimasta
vuota e ieri ho ricevuto un’altra pugnalata al cuore.
Qualcuno, munito di scalpello e martello, ha rotto un bel pezzo di costone per mangiare 4 datteri... o per venderli a qualche ristoratore. Mi auguro non di qui, non del "suo territorio"!!
Quanto costa una cernia al kg?
E l'aragosta?
E i datteri?
Quanto si può guadagnare dalla vendita di un piatto così prelibato?? 100 euro? 200? 1000?
Non sarebbe più redditizio portare sull'isola 500 subacquei di bocca buona che vengono per osservarle le cernie o le aragoste??
Da domani, condividerò con i miei amici subacquei anche un bel pezzo di roccia nuda. Nuda, come una tela su cui speriamo la Natura dipinga in fretta qualcosa.